Il Blog della UIL Polizia Locale di Parma


Un Blog per i cittadini che vogliono conoscere la realtà della Polizia Municipale di Parma. Un filo diretto tra noi e voi, senza filtri e senza intermediari.

domenica 25 gennaio 2015

SOLIDARIETA’ ALLA POLIZIA LOCALE DI CREMONA


Pubblichiamo il comunicato del collega Fabrizio Caiazza, in merito ai fatti di Cremona. Per chi non ne fosse al corrente, durante la manifestazione antifascista svoltasi il 24 Gennaio e organizzata per chiedere la chiusura di CasaPound, un gruppo di "vigliacchi delinquenti" ha assalito il Comando della Polizia Locale, causando numerosi danni che vanno anche oltre a quelli materiali.







Il Coordinamento Polizia Locale della UIL FPL Milano e Lombardia esprime solidarietà a tutti i colleghi di Cremona, vittime del vile assalto durante la manifestazione di ieri, 24 gennaio.
Aggressione che oltre ad aver messo a repentaglio la sicurezza degli operatori presenti, ha causato gravi danni alla struttura ed un principio d'incendio ha pregiudicato seriamente la custodia di atti di Polizia Giudiziaria, documenti, equipaggiamenti ed armi custoditi all’interno della struttura.
Questa è l'ennesima dimostrazione che delinquenti comuni o terroristi (Parigi ne è la triste dimostrazione) non fanno alcuna distinzione sul tipo di divisa indossata.
Distinzione che invece persiste ancora oggi, a causa della colpevole indifferenza delle Istituzioni, nei confronti degli operatori della Polizia Locale che svolgono nei fatti oltre che nelle competenze, un ruolo strategico per garantire la sicurezza dei cittadini in sinergia con le Forze dell’Ordine, con l'aggravante che tale situazione rende gli appartenenti alla categoria un bersaglio più vulnerabile, come dimostra sempre più spesso la cronaca quotidiana.
Tramite la nostra Segreteria Nazionale, invieremo domani stesso l’ennesima messa in mora al Governo Italiano che ignora da anni le richieste a tutela della categoria e come recentemente deliberato, adiremo anche la giurisdizione europea per ottenere a tutti i costi tale risultato.



Milano, 25.01.2015 











venerdì 23 gennaio 2015

La solita "dimenticanza"

Spiace constatare come, ancora una volta, il dirigente del comparto Polizia Municipale, Dott. Noè, puntino i fari sull'attività prettamente sanzionatoria della Polizia Locale di Parma. Come spiace apprendere che nessuno degli agenti (se non quelli comandati di servizio) era presente alla "festa" del Santo Patrono del Corpo.
La mancata presenza ad un appuntamento storicamente sentito e atteso, è da considerarsi un chiaro indicatore del malessere vissuto dagli uomini della Polizia Municipale. I motivi sono vari e tanti, e vanno ben oltre le vertenze con l’amministrazione ormai in atto, senza soluzione di continuità, da tre anni. Potremmo elencarli tutti, ma, per ragioni di sintesi, ci limitiamo a rilevare l’ennesima “dimenticanza” di tutte quelle attività proprie della Polizia Municipale, non senza porci le solite e mai soddisfatte domande: a chi giova omettere i dati? Perché i cittadini devono essere tenuti all'oscuro dell’impegno profuso dagli agenti della Municipale per contribuire ad una civile convivenza, per contribuire a migliorare la loro sicurezza, stradale e non, per contrastare quegli episodi di degrado urbano, per contrastare quei fenomeni di abusivismo commerciale, per assicurare la corrette applicazione delle normative in materia di edilizia, ecc.
Non un accenno, infatti, al grande e operoso lavoro di back office che giornalmente gli operatori svolgono. Ogni singolo atto, rilievo, sanzione, denuncia, ecc., redatto in strada, necessita di un certosino lavoro istruttorio e di ufficio; si pensi, banalmente, alle migliaia di ricorsi presentati ogni anno, ogni singolo ricorso necessita di una costituzione difensiva che viene condotta da lavoratori, lavoratori spesso invisibili, quando non tacciati di essere "imboscati", questo perché chi dovrebbe non ha mai pensato di fornire dati sul loro delicato lavoro, magari spiegandolo anche. 
Non si è fatto cenno nemmeno alle centinaia di pratiche di polizia giudiziaria portate avanti dagli agenti, pratiche che spesso sono direttamente coordinati dalla Procura di Parma. Reati che vanno dalla guida senza patente al furto, dalla ricettazione allo spaccio di sostanze stupefacenti. Così come i tantissimi sopralluoghi presso i cantieri edili, sopralluoghi che hanno permesso l’accertamento e la contestazione di varie violazioni che vanno dalla semplice violazione amministrativa ai ben più gravi reati di abusivismo edilizio.
Nonostante ieri il Comandante abbia comunicato i dati prettamente afferenti la sicurezza stradale, non ci pare sia stato fatto riferimento ai tantissimi casi riguardanti la circolazione di veicoli senza copertura assicurativa, così come non troviamo nessun richiamo al contrasto del falso documentale, anche in questo campo i dati dimostrerebbero grande impegno e professionalità.
Ma un dato su tutti dovrebbe far riflettere, quello riguardante l’attività del NAV (nucleo anti violenza) della S.O. Polizia Giudiziaria e Tutela Minori, recentemente insignito dall’ANCI con il “premio nazionale Sicurezza Urbana 2014” proprio per l’alta professionalità e per la notevole mole di indagini condotte.
Per rendere meglio l’idea, il NAV nell'ultimo periodo ha trattato oltre 300 pratiche con vittime soggetti deboli, donne e minori. Pratiche che vanno dall'accertamento di abbandono scolastico all'abuso sessuale, passando dai casi di stalking. Come è facile intuire, tematiche molto delicate e per le quali è richiesta una spiccata preparazione e professionalità.
Pare quasi che sia volontà dell'amministrazione dipingere gli agenti di Polizia Municipale come meri riscossori, quasi lasciando intendere quello, come unico ruolo.
Pensare di illustrare l'attività di un intero corpo, tralasciando queste operazioni è quantomeno bizzarro. Diventa meno strano, se visto con l'ottica di un'amministrazione che ha, quale priorità, l’aspetto sanzionatorio, con buona pace delle richieste, che sempre più spesso i cittadini avanzano, di avere maggiore sicurezza.
Noi siamo certi che Parma non rientri tra queste, vero?
Aspettiamo quindi fiduciosi un’integrazione da parte del dirigente a quanto dichiarato in occasione della festa di San Sebastiano, sarebbe anche cosa gradita che ricordasse la pesantissima carenza di organico di cui soffre il Corpo, carenza che, sopperita dal grande impegno profuso dagli agenti, non inficia i notevoli risultati comunque ottenuti.
Il Corpo di Polizia Municipale di Parma si dichiara a disposizione della cittadinanza, contiamo sul fatto che lo siano anche l'amministrazione e il suo dirigente.
Il coordinamento provinciale
Polizia Locale

UIL FPL

mercoledì 21 gennaio 2015

SAN SEBASTIANO AIUTAMI TU: IO NON SONO UN VIGLIACCO DI STATO!

Condividiamo con piacere l'articolo del Collega Fabrizio, già pubblicato sul Blog della Mobilitazione della Polizia Locale. Ormai non ci rimane che sperare in un miracolo...


"Per chi non lo sapesse, oltre ad essere il Santo Patrono di molti italici paesini (tra cui quello della mia mamma) è anche il Santo Protettore degli operatori della Polizia Locale e si celebra oggi, 20 gennaio.
Mentre molti colleghi proprio in questi minuti sono intenti a lucidare scarpe, cercano il cappello più pulito e la giacca meno lisa, provando a rendergli gli onori dovuti nel nostro strano paese continua a girare da ormai tre settimane su tutti i giornali e programmi televisivi di ogni genere un tweet del Presidente del Consiglio che dipinge tutti i miei colleghi come fannulloni ed assenteisti.
Perfino la Litizzetto, domenica su RAI 3 non ha resistito ed ha voluto ironizzare su tutti quei colleghi che nobilmente donano il sangue consentendo di salvare tante vite.
Arrovellandomi su cosa non sta girando nel senso giusto ho iniziato a ragionare e sono giunto a delle considerazioni che vorrei condividere con tutti quelli che avranno la pazienza di leggere queste righe: premesso che ormai è fuori di dubbio che non ci stiamo più ad essere i "gabellieri" delle amministrazioni locali, ricordo e nel contempo rivendico con forza le migliaia di operazioni che come categoria eseguiamo a tutela della cittadinanza come il contrasto dell'abusivismo commerciale che tanto danno provoca alla nostra economia, i furti nelle abitazioni o borseggi per le strade o sui mezzi pubblici, la tutela agli anziani vittime sempre più spesso di truffe, i sequestri di migliaia di documenti di circolazione e assicurativi falsi che minano i risarcimenti dei malcapitati automobilisti, solo per fare alcuni esempi.
Ma in questi giorni sugli sfondi degli studi televisivi e nei riquadri di approfondimento giornalistici troneggia continuamente questo maledetto 83% di ammalati a Roma, ma ottantatre percento di cosa? 
Ieri poi, ascoltando una trasmissione televisiva l'avvenente conduttrice dichiara che la quantità di sanzioni elevate sono aumentate negli ultimi dieci anni del 1000%.
A questo punto i dubbi nella mia testa aumentano perché i conti non tornano più e ripeto a me stesso: siamo fannulloni o lavoriamo tanto?
Ed aggiungo sempre a me stesso, ma le sanzioni le eleviamo a soggetti inesistenti e di fantasia o a persone reali che non hanno rispettato le regole?
In Italia purtroppo si vogliono le regole ed anche severe, purché valgano solo per gli altri.
E allora io non ci sto più perché a questo punto i politici decidano (con il mandato chiaro dei cittadini) e legiferino pure un salvacondotto che cancelli il codice della strada e gli altri regolamenti perché non è possibile essere additati come scansafatiche e corrotti da una parte e poi ogni anno i vari sindaci e assessori, fieri, snocciolino statistiche e numeri che sono in netto contrasto con il fenomeno dell'assenteismo.
Aggiungo che per quanto riguarda il personale della Polizia Locale di Milano, di cui mi onoro di far parte (ma le notizie che mi giungono da Roma sembrano essere più o meno in linea) ha il tasso più basso di assenteismo tra tutti i dipendenti comunali.
Come vedete cari colleghi e cittadini qui qualcuno sta mentendo ed anche sfacciatamente con il chiaro intento di alimentare sempre di più uno scontro "fra poveri" che consente ad una ristretta cerchia di persone di detenere il potere attraverso una regola millenaria e sempre valida.
Oggi è San Sebastiano, e purtroppo leggendo la sua storia sembra che la scelta sia davvero azzeccata visto che anche alla nostra categoria vengono inflitti i peggiori supplizi che immeritatamente subiamo quotidianamente.
A questo punto con grande umiltà, mi chiedo e vi chiedo su quale debba essere il nostro futuro e se ha davvero senso continuare così.
Per quale motivo dobbiamo essere il baluardo del rispetto delle regole in un paese che le vuole a gran voce purché siano valide solo per altri da una parte e le autorità statali che inseriscono queste norme sono poi subito pronte a scaricarti quando le applichi?
Ha senso continuare ad essere odiato dalla gente quando io, in qualità soggetto terzo privo di qualsiasi potere arbitrale, applico delle leggi dello Stato?
Colleghi a me sembra che una riflessione profonda e articolata vada fatta perché così non é più possibile continuare.
Non è giusto continuare a morire di tumore ai polmoni, se non ci ammazzano investiti da un SUV o una pallottola per tutelare una collettività che non vuole rispettare le regole di uno Stato che a sua volta non vuole essere giusto.
Come categoria da sempre abbiamo chiesto tutele (per poter a nostra volta tutelare) ed a mia memoria non mi risulta che abbiamo mai chiesto che ci venissero forniti più blocchetti o più penne, perché il nostro ruolo non è solo quello di sanzionare i veicoli in divieto, ma di tutelare gli onesti cittadini. 
Augurando un futuro migliore ai miei colleghi ed a tutti i cittadini, spero di ricevere presto un'idea che mi illumini e che tiri fuori tutta la mia categoria da questo girone dantesco che sta portando tutto il paese al baratro."


Fabrizio Caiazza

lunedì 12 gennaio 2015

Buffalo Soldiers


Abbiamo appreso dai media nazionali che il Capo della Polizia, Dott. Pansa, ha emanato una circolare, sottoscritta anche dal Ministro degli Interni, in cui raccomanda agli agenti di polizia di prestare particolare attenzione, visti i recenti avvenimenti di Parigi. In questa comunicazione, pare si raccomandi di intensificare i controlli delle persone e dei luoghi considerati a rischio, aumentando, contestualmente, il livello di attenzione. 
I più attenti di voi avranno, quantomeno, assunto un'espressione stupita nel leggere le parole di apertura di questo articolo. Sì, poiché la Polizia Municipale non è stata raggiunta da tale circolare. 
E quindi?
E quindi torniamo sempre alla questione che ci sta tanto a cuore: cosa dobbiamo fare noi? Perché noi siamo 65.000 agenti per le strade con la divisa addosso; perché noi siamo 65.000 agenti che, ogni giorno, eseguono controlli sulle persone, sui luoghi e sui veicoli; perché noi siamo 65.000 agenti che non possono eseguire controlli approfonditi sugli individui che ci si trova di fronte. Perché noi siamo 65.000 impiegati in divisa. Ancora un volta la legge ostacola il nostro lavoro e lede un diritto ai cittadini che, oggi più che mai, chiedono giustizia e sicurezza. Noi, a queste condizioni, non possiamo più garantire nè l'una, nè l'altra: senza tutele e senza mezzi idonei per operare, siamo e rimarremo degli impiegati in divisa, buoni solo per le casse dei comuni. I recenti e terribili avvenimenti di Parigi, hanno dimostrato che chi sta "dall'altra parte" non distingue tra le divise: chi rappresenta la legge, a qualsiasi titolo, è potenziale bersaglio. A Parigi abbiamo perso una collega della Police Municipale che si trovava in zona per il rilievo di un incidente. 
Pensate a quanti veicoli, conducenti, passeggeri, controllano mediamente, tutti gli agenti di Polizia Municipale in Italia. Bene, ora sappiate che tutti quei controlli sono poco efficaci, in quanto a tutti quegli agenti è preclusa la possibilità di accedere alla banca dati del Ministero. La conseguenza è molto semplice: anche se di fronte si trovassero un criminale, un ricercato, un terrorista, non potrebbero saperlo. Mal che vada, una multa per la mancanza della cinture e via...Questa è l'idea di sicurezza di una Nazione che ha ridotto soldi e personale alle Forze dell'Ordine e che non ha la volontà di decidere sulla nostra sorte: o impiegati o poliziotti. 
Se le cose non dovessero cambiare al più presto, sarebbe impossibile per noi continuare a lavorare per la sicurezza.
Non è questo che vogliamo, per noi e per i cittadini, vogliamo poter essere di aiuto alla nostra Nazione, operando a livello locale, certo, ma per il bene di tutta la comunità. Ci rivolgiamo direttamente a voi cittadini, a voi italiani: noi indossiamo l'uniforme per voi, voi metteteci nella condizione di poterlo fare. I vari governi non ci hanno mai ascoltato, sono anni che chiediamo in tutte le sedi un RIFORMA che ci dia gli strumenti per poter lavorare! Non vogliamo più soldi, non vogliamo più vantaggi (anzi, una riforma in tal senso aumenterebbe esponenzialmente il carico di lavoro e di responsabilità): vogliamo poter lavorare con professionalità, libertà e tutele. 
Il momento di decidere è giunto, adesso più che mai si deve avere il coraggio di seguire la strada migliore per tutti e noi siamo a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Per ora, rimane lo sconforto di sapere che al Ministero ci considerano, forse, sacrificabili.
Tutto questo nel giorno in cui ricordiamo l'omicidio del collega Nicolò Savarino, ucciso da un criminale in fuga, investito e trascinato per decine e decine di metri sull'asfalto. Ma ucciso anche dallo Stato che lo ha considerato un semplice impiegato in divisa, che non ha saputo onorare il suo sacrificio.



Noi siamo tutti Nicolò Savarino!


venerdì 9 gennaio 2015

Il grande dilemma


Il grande dilemma: <<Pubblico impiego: Jobs Act sì o Jobs Act no.>>
Spinto dalla più grande bufala politico/mediatica degli ultimi anni sui “fannulloni di Stato” (ci riferiamo al “Capodanno romano" della Polizia Locale), talmente ampia e ben congegnata da far invidia anche a Brunetta, il Governo non ha perso occasione per ribadire la necessità di procedere con la riforma del pubblico impiego.
Anni di martellante campagna mediatica sulla inefficienza della pubblica amministrazione, distraendo l’attenzione dalle reali cause delle inefficienze (collusioni, infiniti rivoli burocratici, dirigenti non idonei alle mansioni), alimentate da un’insostenibile prevaricazione della politica sulla res publica (si pensi alle nomine partitiche o alle nomine dirigenziali fiduciarie senza concorso), inducono i cittadini a pensare che i mali di una dissennata e atavica mala gestione della cosa pubblica siano imputabili proprio a quei lavoratori che, contrariamente da ciò che si pensa, sono a loro volta vittime. 
Guardare il dito anziché la luna.
Ma per chi nutrisse dubbi sulla bontà di tali affermazioni, ci limitiamo a riportare gli autorevoli dati della CGIA di Mestre (Associazione Artigiani Piccole Imprese) sulle giornate di assenze dal lavoro per malattia, differenziate per settore pubblico e privato.

Dati del CGIA di Mestre
Come potete osservare, i dati dicono che i dipendenti del settore privato si ammalano mediamente di più dei dipendenti del settore pubblico, 18,11 giorni medi annui a fronte di 16,72 del settore pubblico, sfatando di fatto il mito del dipendente pubblico "fannullone".
Ma la campagna mediatica in questi anni si è spinta ben oltre, tanto che la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica è assolutamente convinta che in Italia ci siano molti più dipendenti pubblici rispetto agli altri Paesi europei.
Come per il falso mito sull'assenteismo, proviamo con i numeri a sfatare anche quello sul presunto sovrannumero di pubblici dipendenti. 

Come si evince dal grafico, l'Italia è sotto la media europea (media a 32 Paesi membri) per numero di dipendenti pubblici in percentuale alla forza lavoro totale.
Inoltre, va rilevato che il dato è aggiornato al 2008: tenendo in considerazione che dal 2009 in Italia vi è in essere il c.d. "blocco del turn over", per cui sono bloccate nuove assunzioni per far fronte ai pensionamenti, non è difficile immaginare una brusca accelerazione al trend, già in calo dal 1995, negativo degli occupati nella P.A. il grafico successivo è eloquente:

Tali dati, qualora ritenuti non sufficienti a dimostrare la tesi della campagna mediatica, dovrebbero essere sufficienti, quantomeno, a indurre a giusta riflessione.
Ora, la più che legittima pretesa degli italiani di avere una burocrazia snella e veloce, con un’organizzazione dei pubblici uffici efficiente ed efficace, ove concentrata esclusivamente sul “fannullismo” (sia concesso il termine), rischia di divenire un boomerang per gli italiani stessi e un prezioso assist per la politica e per la grande finanza che attende impaziente la prossima privatizzazione di quei servizi invece essenziali e non alienabili.
Come detto sopra, la prevaricazione politica, con il suo controllo famelico sulle varie amministrazioni pubbliche (che ricordiamo non dovrebbero rispondere alle logiche del profitto dell’impresa privata e dei mercati, ma alla elargizione di servizi pagati a monte con le tasse di ogni singolo contribuente), rischia di far prevalere, in maniera ancor più insostenibile, il turpe interesse della politica autoreferenziale, a danno dell’interesse collettivo.
Per meglio comprendere quest'ultimo concetto,vedremo i dati sulle retribuzioni dei dirigenti pubblici che in Italia risultano essere mediamente il doppio della media europea. Se consideriamo che, come detto, i dirigenti apicali della pubblica amministrazione sono spesso nominati dalla politica, in piena logica autoreferenziale, non dovrebbe essere difficile capire da dove si dovrebbe cominciare una seria riforma di tutto il sistema della pubblica amministrazione, evitando demagogiche cacce alle streghe e non additando i lavoratori. 
Come si legge nel grafico a sinistra, in Italia un dirigente pubblico mediamente percepisce uno stipendio di 18 volte quello medio dei dipendenti, a fronte delle 8 volte del Regno Unito, per citare il Paese secondo dopo il nostro.


In questo grafico, sulla destra,  si osserva che la retribuzione media dei dirigenti di alto livello italiani è doppia rispetto agli omologhi europei.
Questo dovrebbe far riflettere seriamente sulle vere cause della presunta inefficienza della pubblica amministrazione. Si dovrebbe anche riflettere sulle conseguenze di un'eventuale estensione delle regole del Jobs Act al pubblico impiego.
Qualora venisse davvero data la possibilità alla politica (o ad asserviti dirigenti) di licenziare i dipendenti pubblici senza giusta causa, come è ovviamente supponibile, il dirigente pubblico si troverebbe in posizione ancor più dominante, mentre il dipendente pubblico si troverebbe costretto ad adattare la propria prestazione lavorativa, il proprio essere lavoratore, non più al principio di buon andamento, efficienza ed efficacia, nella ricerca del bene comune, ma al principio “mercenario” del compiacimento del volere politico e/o del dirigente di turno.
Pensare di rendere efficiente la pubblica amministrazione, rendendo facili, o addirittura senza giustificato motivo, i licenziamenti, per le logiche ragioni fin qui esposte, ci appare  un ossimoro.
Un seria riforma della pubblica amministrazione dovrebbe partire proprio da una concreta revisione dell'assetto dirigenziale.
A Roma, i dati sui presunti abusi degli agenti della Polizia Locale si sgonfiano giorno dopo giorno. Se ancora adesso, a distanza di parecchi giorni, se ne parla, a noi sorge un fondatissimo sospetto che il tutto sia stato montato ad hoc per creare l'alibi ad una nefasta riforma del pubblico impiego che, in perfetto stile gattopardesco, cambierà tutto lasciando tutto immutato. Ma sciaguratamente, a subirne gli effetti saranno i lavoratori in primis e i cittadini in secundis, allorché  i servizi resi non potranno che peggiorare.

martedì 6 gennaio 2015

È tempo di decidere.

Ieri ci eravamo lasciati con la promessa che avremmo parlato delle richieste avanzate dagli appartenenti ai vari corpi di Polizia Municipale.
Come molti di voi sanno bene, la Polizia Municipale da molti anni chiede una riforma della legge che disciplina la propria categoria in modo da definire con certezza ruoli, competenze e funzioni.
La legge attuale, datata 1986, è prossima a compiere 30 anni. È pacifico che nel corso di questi anni le condizioni sociali si sono modificate, ma a tali modifiche non ha fatto seguito alcun adeguamento normativo riguardante la categoria, o meglio, alcuni cambiamenti la P.M. li ha subiti, come la perdita dell’istituto dell’equo indennizzo, della causa di servizio. Inoltre ha subito inaccettabili penalizzazioni economiche durante il periodo di malattia che a noi risultano assai lesivi, viste le condizioni di lavoro degli agenti che sono spesso causa di malattie gravi, come le malattie respiratorie o posturali; senza contare gli infortuni collegati alla mansione come gli incidenti stradali, le aggressioni o il contatto con liquidi biologici di persone infette.
Quello che tutti i lavoratori della Polizia Municipale d’Italia chiedono al legislatore è definire in maniera chiara la natura della loro mansione. Vogliono sapere in maniera chiara se sono una vera polizia, anche se con specifiche attribuzioni, o impiegati comunali.
Poliziotti o Vigili? 
Non conosciamo impiegati comunali che lavorano la notte, tutte le feste comandate, le domeniche, in servizio stadio (dove non è difficile prendersi improperi, sputi, bottigliate ecc.); non conosciamo nemmeno impiegati comunali costretti, nell'adempimento del proprio dovere, a sfrattare famiglie la cui unica colpa è stata perdere il posto di lavoro; ma neanche impiegati comunali ai quali viene affidato l’ingrato e devastante compito di dover svegliare in piena notte, genitori per chiedere loro di riconoscere il proprio figlio morto in un incidente stradale;  non ne conosciamo nemmeno di aggrediti e picchiati violentemente perché rei di aver sanzionato qualche energumeno in divieto, o picchiati da intere orde di abusivi ai quali si stava sequestrando merce contraffatta che grave danno arreca alla nostra economia; men che meno impiegati comunali mandati in ospedali da spacciatori che vendono morte ai nostri figli e che non hanno nulla da perdere.
È cosa risaputa che la Polizia Municipale, in molte città italiane, svolge sempre più spesso compiti di vera e propria polizia, senza tante sottigliezze sulle attribuzioni; basti pensare ai servizi congiunti alle FF.O., agli innumerevoli arresti di criminali, alle numerose indagini sulle più disparate ipotesi di reato, alle operazioni di sfratto, al controllo del territorio. Se a tutto questo aggiungiamo la poco lungimirante gestione della sicurezza da parte della politica nazionale, si pensi ai pesantissimi tagli al settore che hanno visto ridurre anno dopo anno gli uomini delle FF.O, risulta facile immaginare che sempre più la Polizia Municipale verrà impegnata a sostegno, se non a sostituzione, di quest’ultimi.
Ma quello che gli uomini della P.M. si chiedono è: come potrebbero mai svolgere al meglio il delicato ruolo che la sicurezza richiede senza gli strumenti minimi indispensabili?
Cerchiamo di chiarire meglio: la maggior parte dei controlli stradali, specie all'interno dei grandi centri urbani, li effettua la Polizia Municipale, motivo per cui identifica innumerevoli cittadini; considerato che una grossa percentuale di cittadini con a carico pendenze o mandati di cattura, viene “pizzicato” alla guida di veicoli, dotare gli operatori di Polizia Municipale di credenziali di accesso alla banca dati, sarebbe un indubbio vantaggio per la collettività, oltre che uno strumento di sicurezza per gli operatori stessi; sapere chi si ha di fronte è senza dubbio un vantaggio. Allo stato attuale, la Polizia Locale non può sapere se la persona fermata è un pacifico cittadino o un pericoloso ricercato. Non può saperlo perché a noi è preclusa la possibilità di accedere ai database del Ministero dell'Interno: ancora una volta ci pretendono poliziotti, ma ci trattano da impiegati.
Riconoscere la specificità di mansione e funzione alla Polizia Municipale, anziché continuare a inquadrare gli operatori come semplici impiegati comunali, porterebbe solo vantaggi alla cittadinanza. Sia per la completezza e miglioramento di ruoli, sia per il semplice, quanto banale, fatto che si concretizzerebbe una certa scissione dalle volontà politiche delle amministrazioni comunali di turno. Si pensi alle direttive dei Sindaci di turno impartite ai vari Comandanti, finalizzati, il più delle volte, a organizzare il servizio in modo da incrementare gli introiti delle multe, con buona pace della sicurezza urbana.
Al contrario di ciò che l’opinione pubblica possa pensare, la richiesta di avere riconosciute le prerogative date alle FF.O., comporta per gli operatori di P.M. un conseguenziale incremento del carico di lavoro. Maggiori responsabilità, estensione del servizio h24, anche nelle realtà più piccole, maggiori rischi. Tale incremento, come detto, non può che andare a vantaggio della cittadinanza. La contropartita che gli operatori chiedono consiste nel semplice riconoscimento delle tutele delle altre FF.O. e degli strumenti necessari a svolgere al meglio il proprio lavoro.

Se si chiedesse a un qualsiasi cittadino come vorrebbe vedere impegnata la P.M., tra una funzione meramente sanzionatoria e una funzione finalizzata concretamente a contribuire alla sicurezza delle città,noi non abbiamo alcun motivo per dubitare di quale possa essere l’esito.

lunedì 5 gennaio 2015

A proposito di Roma

Quanto accaduto a Roma in occasione della notte di Capodanno, episodio protagonista delle prime pagine dei giornali nonché di tutti i tg nazionali, merita un giusto approfondimento che porti ad una necessaria riflessione.
Non volendo giustificare, ove si riscontrassero, false malattie o addirittura certificati falsi, bisogna porre l'attenzione sulle parole usate per informare delle assenze. Definire una defezione di massa (provocata dallo scoramento di tutti i lavoratori, causato dalle continue perdite di diritti e mancati riconoscimenti) semplicemente "assenteismo", lasciando intendere che gli agenti abbiano disertato spinti dalla voglia di passare in famiglia e al calduccio le festività, è, nella migliore delle ipotesi, una mera scorrettezza; nella peggiore, totale asservimento al potere di turno. Se a ciò aggiungiamo il fatto che i dati che man mano pervengono parlano di numeri ben lontani alla cifra data in un primo momento (si parlava in origine di una percentuale di "assenti"pari all'83,5%), la  natura di tale operazione assume le vesti della "macchina del fango".
Nello specifico, si è parlato di 165 agenti presenti a lavoro su 1000 previsti, di cui 700 in straordinario, che, come si sa, è facoltativo e non obbligatorio; da ciò il famigerato 83,5 %; ma, per le ragioni che cercheremo di spiegare, il Comandante Clemente, con l'avallo del sindaco Marino, ha computato tra gli assenti per malattia anche gli agenti che non hanno aderito allo straordinario. Con tale mossa, il Comandante ha voluto correre ai ripari di una disorganizzazione manifesta a Lui stesso imputabile, sperando che, come ogni anno, gli agenti avrebbero aderito in massa agli straordinari coprendo così i servizi e salvando la faccia. 
Come detto, al di là della correttezza o meno, si è trattato di protesta, non di assenteismo.
Ma veniamo ai dati: come dichiarato dallo stesso  Comando, gli assenti per malattia si sono ridotti a meno del 5%, cifra ben lontana dall'altra stratosferica e molto sbandierata di 83,5%, cui si arriva solo conteggiando anche i servizi previsti in straordinario rimasti scoperti.
Per un lavoratore, il cui stipendio medio si attesta intorno ai 1.330,00 euro, rinunciare a 200/300 euro in più per una sola notte di lavoro, è indicativo dello sconforto vissuto. Mai negli altri anni tali servizi sono rimasti scoperti, anzi, le adesioni allo straordinario superavano sempre i posti disponibili.
Questo dovrebbe essere sufficiente per indurre i professionisti dell'informazione ad un maggiore approfondimento. Invece, a distanza di giorni e nonostante i dati confutino inesorabilmente la tesi del Comandante e del sindaco Marino, usata a pretesto dalla politica tutta, la stampa continua imperterrita a propinarci tale tesi.
Tale interessamento mediatico, non sedato neanche dai dati incontrovertibili, ci induce a pensare che tutto sia stato costruito ad hoc. Lo scontro durissimo, la testardaggine del Comandante di prevedere i 700 agenti in straordinario nonostante al 23 dicembre (ben 8 giorni prima della fatidica data) non vi erano adesioni volontarie, la eco mediatica riservata, la negazione da parte della Commissione di Garanzia sugli scioperi alla concessione di un'assemblea dei lavoratori (motivata con l'esigenza di Ordine Pubblico, salvo poi non riconoscere la funzione di Ordine Pubblico agli agenti da parte del Ministero dell'Interno) e la mistificazione dei dati, lascia pensare che l'intera situazione, così come esposta, sia stata ricercata e voluta dalla politica. Dopo la bagarre sulla possibilità di estendere il Jobs Act anche al Pubblico Impiego, si rendeva necessario un alibi alla politica per portare dalla propria l'opinione pubblica.
Dopo i fatti legati a "Mafia capitale", dove il comune di Roma appare sempre più commissariato, a noi sembra più che altro che il Governo sia sceso in campo in prima persona per salvare il salvabile (e Marino).
Nessuno ha la verità in tasca, ma come diceva un tale,"a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca".
Si parla di privilegi dei dipendenti pubblici e del fatto che si debbano equiparare ai dipendenti privati, ma a parte che al privato non viene chiesto di effettuare nessun concorso, quindi vi è una sperequazione in ingresso, l'imprenditore persegue il profitto, e soprattutto non cambia ogni 4/5 anni, come gli amministratori politici, quindi, difficilmente licenzia un lavoratore produttivo perché non condivide le stesse idee politiche o perché non veste bene; nel pubblico, chi può assicurare che il politico di turno non licenzi alcuni lavoratori solo perché non allineati al suo pensiero? Chi può assicurare che un lavoratore non venga licenziato con un pretesto, magari prima della fine del mandato del politico di turno, perché deve assumere, al suo posto, un amico dell'amico?
Si spera che la verità venga a galla, ma dubito che possa influire positivamente per quei lavoratori additati e marchiati come fannulloni. in questi casi, non bastano mille smentite per ripristinare la verità.
A breve parleremo delle richieste che i 65.000 agenti di Polizia Locale avanzano per poter migliorare i loro servizi ed essere più "produttivi".