Il Blog della UIL Polizia Locale di Parma


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lunedì 5 gennaio 2015

A proposito di Roma

Quanto accaduto a Roma in occasione della notte di Capodanno, episodio protagonista delle prime pagine dei giornali nonché di tutti i tg nazionali, merita un giusto approfondimento che porti ad una necessaria riflessione.
Non volendo giustificare, ove si riscontrassero, false malattie o addirittura certificati falsi, bisogna porre l'attenzione sulle parole usate per informare delle assenze. Definire una defezione di massa (provocata dallo scoramento di tutti i lavoratori, causato dalle continue perdite di diritti e mancati riconoscimenti) semplicemente "assenteismo", lasciando intendere che gli agenti abbiano disertato spinti dalla voglia di passare in famiglia e al calduccio le festività, è, nella migliore delle ipotesi, una mera scorrettezza; nella peggiore, totale asservimento al potere di turno. Se a ciò aggiungiamo il fatto che i dati che man mano pervengono parlano di numeri ben lontani alla cifra data in un primo momento (si parlava in origine di una percentuale di "assenti"pari all'83,5%), la  natura di tale operazione assume le vesti della "macchina del fango".
Nello specifico, si è parlato di 165 agenti presenti a lavoro su 1000 previsti, di cui 700 in straordinario, che, come si sa, è facoltativo e non obbligatorio; da ciò il famigerato 83,5 %; ma, per le ragioni che cercheremo di spiegare, il Comandante Clemente, con l'avallo del sindaco Marino, ha computato tra gli assenti per malattia anche gli agenti che non hanno aderito allo straordinario. Con tale mossa, il Comandante ha voluto correre ai ripari di una disorganizzazione manifesta a Lui stesso imputabile, sperando che, come ogni anno, gli agenti avrebbero aderito in massa agli straordinari coprendo così i servizi e salvando la faccia. 
Come detto, al di là della correttezza o meno, si è trattato di protesta, non di assenteismo.
Ma veniamo ai dati: come dichiarato dallo stesso  Comando, gli assenti per malattia si sono ridotti a meno del 5%, cifra ben lontana dall'altra stratosferica e molto sbandierata di 83,5%, cui si arriva solo conteggiando anche i servizi previsti in straordinario rimasti scoperti.
Per un lavoratore, il cui stipendio medio si attesta intorno ai 1.330,00 euro, rinunciare a 200/300 euro in più per una sola notte di lavoro, è indicativo dello sconforto vissuto. Mai negli altri anni tali servizi sono rimasti scoperti, anzi, le adesioni allo straordinario superavano sempre i posti disponibili.
Questo dovrebbe essere sufficiente per indurre i professionisti dell'informazione ad un maggiore approfondimento. Invece, a distanza di giorni e nonostante i dati confutino inesorabilmente la tesi del Comandante e del sindaco Marino, usata a pretesto dalla politica tutta, la stampa continua imperterrita a propinarci tale tesi.
Tale interessamento mediatico, non sedato neanche dai dati incontrovertibili, ci induce a pensare che tutto sia stato costruito ad hoc. Lo scontro durissimo, la testardaggine del Comandante di prevedere i 700 agenti in straordinario nonostante al 23 dicembre (ben 8 giorni prima della fatidica data) non vi erano adesioni volontarie, la eco mediatica riservata, la negazione da parte della Commissione di Garanzia sugli scioperi alla concessione di un'assemblea dei lavoratori (motivata con l'esigenza di Ordine Pubblico, salvo poi non riconoscere la funzione di Ordine Pubblico agli agenti da parte del Ministero dell'Interno) e la mistificazione dei dati, lascia pensare che l'intera situazione, così come esposta, sia stata ricercata e voluta dalla politica. Dopo la bagarre sulla possibilità di estendere il Jobs Act anche al Pubblico Impiego, si rendeva necessario un alibi alla politica per portare dalla propria l'opinione pubblica.
Dopo i fatti legati a "Mafia capitale", dove il comune di Roma appare sempre più commissariato, a noi sembra più che altro che il Governo sia sceso in campo in prima persona per salvare il salvabile (e Marino).
Nessuno ha la verità in tasca, ma come diceva un tale,"a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca".
Si parla di privilegi dei dipendenti pubblici e del fatto che si debbano equiparare ai dipendenti privati, ma a parte che al privato non viene chiesto di effettuare nessun concorso, quindi vi è una sperequazione in ingresso, l'imprenditore persegue il profitto, e soprattutto non cambia ogni 4/5 anni, come gli amministratori politici, quindi, difficilmente licenzia un lavoratore produttivo perché non condivide le stesse idee politiche o perché non veste bene; nel pubblico, chi può assicurare che il politico di turno non licenzi alcuni lavoratori solo perché non allineati al suo pensiero? Chi può assicurare che un lavoratore non venga licenziato con un pretesto, magari prima della fine del mandato del politico di turno, perché deve assumere, al suo posto, un amico dell'amico?
Si spera che la verità venga a galla, ma dubito che possa influire positivamente per quei lavoratori additati e marchiati come fannulloni. in questi casi, non bastano mille smentite per ripristinare la verità.
A breve parleremo delle richieste che i 65.000 agenti di Polizia Locale avanzano per poter migliorare i loro servizi ed essere più "produttivi".

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